Le fratture dei cani di piccola taglia si trattano utilizzando le stesse tecniche usate per i cani di taglia maggiore, ma si lavora con impianti di dimensioni molto diverse, proporzionate a quelle delle ossa da ricostruire.
Oltre a fili di Kirschner e cerchiaggi metallici, in commercio si trovano set di miniplacche e miniviti, con misure classiche di 1,5 e 2,0 mm, ma, per impieghi speciali, si trovano anche misure di 1,0 , 1,3 e 2,4 mm.
Tra i vari tipi di fratture che possono colpire i cani di piccola taglia, la frattura distale di radio e ulna merita attenzione particolare, in quanto presenta un’incidenza elevata in queste razze (in alcuni soggetti sembra esistere una debolezza ereditaria del tratto distale del radio) associata ad una percentuale più alta di complicazioni post-intervento, tra le quali la più comune è la formazione di pseudoartrosi.
Le cause vanno ricercate sia a livello anatomico che meccanico. Nelle razze toy il tratto distale dell’avambraccio presenta una ridotta quantità di tessuti molli, i quali sono incaricati, in caso di frattura, di apportare nutrimento alle ossa sottostanti mentre le arterie nutritizie dell’osso sono in via di formazione. Inoltre, a differenza dei cani di taglia media o grande, esiste una ridotta arborizzazione vascolare a livello della metafisi distale del radio. Il ridotto apporto ematico conseguente e l’intrinseca instabilità meccanica della parte interessata sono in grado di spiegare il motivo dell’elevata incidenza di pseudoartrosi.
La difficoltà nel trattare queste lesioni si ritrova anche da un punto di vista meccanico, in quanto in fase di ricostruzione le superfici ossee a contatto sono decisamente limitate (in virtù anche della natura trasversale o leggermente obliqua delle linee di frattura) così come devono essere necessariamente ridotte le dimensioni degli impianti utilizzati (e di conseguenza la loro robustezza).
Ai fini della guarigione, un altro punto a sfavore è rappresentato dal ridotto gap esistente tra i due monconi ossei: a parità di deformazione, infatti, in un piccolo spazio si concentrano forze maggiori rispetto ad uno spazio grande. Questo è quello che avviene per esempio in caso di fratture comminute i cui frammenti non vengono ricostruiti perfettamente, permettendo quindi una più ampia ripartizione delle forze a livello del focolaio della lesione.
Tra le tecniche utilizzabili sono decisamente da scartare l’ingessatura ed i chiodi centromidollari: la prima non permette una corretta stabilità ed allineamento dei monconi ossei, mentre i secondi non sono in grado di contrastare adeguatamente le forze in atto, anche perché, per inserirli correttamente senza provocare danni a livello dell’articolazione del carpo, devono essere di dimensioni eccessivamente ridotte. Entrambe queste tecniche presentano oltre l’80% di complicazioni post-intervento.
I fissatori esterni con riduzione a cielo chiuso od aperto possono essere una buona opzione, a patto di utilizzare impianti di dimensioni corrette. La tecnica di elezione prevede la riduzione a cielo aperto e la stabilizzazione con miniplacche DCP da 2,0 mm e da 5 a 9 fori a seconda di quanto sia distale la frattura. Sono disponibili anche miniplacche e miniviti da 1,5 mm .
Con la corretta riduzione dei frammenti ossei e la loro stabilizzazione con impianti adatti, l’incidenza di pseudoartrosi non risulta essere più elevata di quella riscontrata nel trattamento dello stesso tipo di frattura in cani di taglia maggiore.
Altre possibili complicazioni occasionalmente osservate possono essere erosioni cutanee al di sopra dell’estremità distale della placca, la conduzione termica, la sinostosi radio-ulnare e la ridotta escursione dell’articolazione del carpo.
Nei casi riportati la frattura radio ulnare di Mowgly , barboncino toy di anno , è stata trattata con miniplacca a stabilità angolare round hole con viti da 2.0 mm. La trattura radio ulnare distale di Jenny, barboncina Toy di 10 mesi con placca a stabilità angolare a T e viti da 1.5 mm.